Navigli da pedalare

racconti & riflessioni

Per scoprire il mondo, dobbiamo imparare a muoverci bene nel territorio che ci circonda. Da bambini la prima scoperta fuori casa è il cortile. L’aia per chi vive in campagna. Che crescendo diventa quartiere, borgo, prateria. Quando (alla bicicletta) si tolgono le rotelle, l’orizzonte si allarga, gli spazi si dilatano, il tempo si espande. Inizia così il nostro rapporto con la geografia e con il resto del mondo.

Pedalando nel nostro near-west milanese, sorprende come, a pochi chilometri dal centro della più piccola metropoli d’Europa, il paesaggio urbano sappia cedere il posto alla immobile campagna. In un susseguirsi di campi, cascine, rogge, canali e fontanili. In un intrico di piccole strade contorte. In quella che nei secoli è stata faticosa, umile e preziosa opera dell’uomo. Che qui ha bonificato, coltivato, sviluppato grazie soprattutto all’abbondanza d’acqua di questa fertile porzione di pianura. E’ l’area dei Navigli che, a ovest della città, unisce il Parco Agricolo Sud a quello della Valle del Ticino.

MILANO E LE SUE ACQUE

Milano è una città sull’acqua, anche se non ha un fiume che l’attraversa. E’ sorta tra due grandi fiumi lombardi, Adda e Ticino e li ha collegati con una rete di canali, creando quella che oggi è l’opera di ingegneria idraulica dei navigli lombardi.

Tre quelli principali: Grande, Pavese, Martesana. Il Grande è quello nato per il trasporto delle merci fino alla Darsena di Milano. Negli anni passati la navigazione non aveva l’ausilio del motore, si sfruttava la lenta corrente verso la città e la si risaliva, con il traino di cavalli che, controcorrente, riuscivano a riportare i barconi, una volta scaricati del pesante trasporto, fino al punto di carico. E di nuovo giù lungo la corrente. I cavalli percorrevano lo sterrato che costeggiava tutto il canale, con appositi passaggi sotto i numerosi ponti di attraversamento pedonale o veicolare. La forza del loro traino permetteva alle chiatte, rigorosamente senza motore, di risalire la corrente. Da qui il nome “alzaia”.

Oggi le alzaie hanno modificato la loro destinazione d’uso diventando sedi ciclabili e in alcuni tratti vere e proprie piste riservate esclusivamente alla ciclabilità.

TRA PICCOLE STRADE E VECCHIE CASCINE

La vera forza dell’area dei Navigli e dei suoi parchi è il reticolo di rogge e canaletti minori, affiancati da piccole strade di campagna asfaltate o semplicemente in terra battuta. Strade Zitte che, messe in rete nella corretta sequenza e con le giuste interconnessioni, permettono di muoversi in bicicletta, a piedi o anche a cavallo. Quiet Roads, come le chiamano gli amici stranieri che spesso accompagniamo su queste strade. Tra chiese e abbazie, vecchie cascine e gustose trattorie. Sorprendenti piazze italiane (Vigevano e Pavia) scorci pittoreschi (portici ad Abbiategrasso) e opere dell’ingegno umano. Opere create per coltivare, manutenere, sviluppare il territorio agricolo lombardo.

E’ curioso osservare le reazioni delle persone che accompagniamo a scoprire, in bicicletta, la sorprendente bellezza paesaggistica e architettonica dell’area. Naviglio Grande, Naviglio Sforzesco, la strada vicinale del Mezzanino e la minuscola strada Buccella. …WOW! è in genere l’esclamazione degli stranieri quando si affacciano sulla incredibile Piazza Ducale di Vigevano.

Nelle sere d’estate si cena all’aperto in quella che è considerata tra le più belle piazze d’Italia. E’ questa la prima tappa del nostro Grand Tour dei Navigli: 4 giorni e tre notti di paesaggio e architettura rurale lombardi, nel triangolo incluso tra Milano, Vigevano e Pavia.

IL PAESAGGIO E L’ARCHITETTURA RURALE DELLA LOMBARDIA

Da Vigevano si riparte non senza percorrere la strada coperta. Ad Abbiategrasso ci si ferma per un caffè con pasticcini sotto i portici. E’ la “sosta Besuschio”, storica pasticceria lombarda. A Gambolò si attraversa il borgo sbirciando quell’oasi di pace che è la bocciofila. Poi la stradina, magica e contorta, tra Borgo San Siro e Parasacco. Pensieri positivi di pianura incalzano e aiutano la pedalata tra pioppi, cascine, rogge. Per arrivare, con gli sterrati di Besate alla Cascina Caremma, in tempo per un paio d’ore di relax nella spa, prima della cena.

La tranquillità del Naviglio di Bereguardo ci porta a scoprire quell’unico e raro esempio di ponte di barche sul Ticino e da qui, poco più a sud, l’incanto di Pavia. Dove, girovagando tra Università, Duomo, San Michele, ponte coperto e altre “eccellenze” di questa bella città universitaria, non può mancare uno snack o un pranzetto leggero da ciclisti. Magari in qualche trattoria “oltreticino” come dicono qui.

E poi? volendo si rientra, volendo si prosegue verso il mare delle Cinqueterre. Ma questa è un’altra strada, un’altra storia. Un’altra volta. Per scoprire la bella Italia in bicicletta.

Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

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