Santi, navigatori, poeti e ciclisti.

racconti & riflessioni
Marco Pastonesi

Marco Pastonesi

Se Fausto Coppi era un dio, Maria Canins, partita bene all’anagrafe, valeva una madonna. Bartali andava a Messa tutti i giorni, anche quelli feriali, tant’è che per tutti era Gino il pio, eppure non è mai arrivato così in alto come il rivale Campionissimo. Oggi, più in basso, un corridore su due si fa il segno della croce alla partenza, l’altro se lo fa all’arrivo, anche se nessuno sembra crederci fino in fondo. Una squadra professionistica italiana è stata battezzata Amore & Vita, è di ispirazione cattolica, anzi, ciellina, ma può contare su qualche corridore diabolico e su qualche altro da purgatorio, in fase di riabilitazione.

La Classicissima di primavera si corre il giorno di San Giuseppe e arriva a San Remo. Il disegnatore storico del Giro d’Italia si chiama Cesare di nome e Sangalli – purtroppo tutto attaccato – di cognome, altrimenti sarebbe entrato di diritto nel paradiso del ciclismo. I corridori che al Giro d’Italia conquistano il primato, indossano la maglia rosa, confezionata dall’azienda Santini. Gaiardoni è ufficialmente Sante, ma amichevolmente Gianni.

Gli stradisti puntano sulla Madonna del Ghisallo, i pistard al Signore degli anelli, i velocisti si appellano modestamente a San Giovanni, giudicato più preciso di replay e moviole (San Giovanni / non fa inganni), invece i ciclisti cittadini non sanno proprio a quale santo votarsi, qualcuno sostiene che sia Santa Caterina da Siena, anche se nel dubbio c’è pur sempre San Cristoforo, specialista in viaggi e traffico. A proposito di doping: il contrario dei San sono i Nas, e non è un caso che spetti proprio a loro perlustrare le camere dei corridori e scoprire chi si è affidato a scorciatoie chimiche.

Ciascuno di noi ha il suo santo, ma ogni santo sale in cattedra solo un giorno l’anno. E San Marco – per dirne uno – quel giorno lì (il 25 aprile) è semioscurato dalla Festa della Liberazione. Così anch’io sono alla ricerca di qualcuno che ci metta sempre una parola buona, o che abbia sempre un occhio vigile, il massimo sarebbe un angelo custode, ma mi accontenterei di un semplice custode, anche se, a essere sincero, preferisco la qualifica patron a quella di protettore.

A me è simpatico San Silvestro, 31 dicembre, probabilmente perché è il trecentosessantacinquesimo, cioè l’ultimo del gruppone, la maglia nera del calendario, il Malabrocca dei santi, mentre la prima, quella venerata il primo gennaio, è Maria Santissima Madre di Dio, capitana con fan club quasi dovunque, dal Tour de France (Lourdes) alla Vuelta de Espana (Covadonga).

La verità è che chi va in bici si santifica da solo. Pedalando e pregando, espiando e respirando.

Marco Pastonesi

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