Da Milano a Castell'Arquato con sosta a Lodi
Da Milano a Castell'Arquato con sosta a Lodi
Da Milano a Castell'Arquato con sosta a Lodi

Milano Lodi Castell’Arquato

Milano / medio / 118 km / 400 D+

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DESCRIZIONE

Si esce da Milano verso Chiaravalle e Melegnano seguendo le piccole strade che dal Parco Ravizza consentono una agevole (non piacevole, ma la meno peggio) via di uscita dalla città in zona sud. Verso via Quaranta e da qui verso via dell’Assunta e Via Vaiano Valle. 

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Si superano Chiaravalle e San Bernardo, quindi l’inevitabile brutto passaggio dalla zona industriale di Sesto Ulteriano, il nuovo insediamento Ikea di San Giuliano, qualche terrificante svincolo e siamo fuori. Certo se chi amministra il territorio rendesse ciclabile nei due sensi di marcia la piccola strada che passando da Civesio porta all’Abbazia di Viboldone, anche in direzione sud ci potrebbe essere una migliore via di uscita per i ciclisti.

Una volta superati Sesto Ulteriano (ma chi lo avrà scelto questo nome da abitante di Urano?), San Giuliano, Melegnano e San Zenoe al Lambro (mica poca roba se messa tutta in fila in bicicletta), inizia la vera tranquillità della campagna verso Salerano, Lodivecchio e Lodi.

Strade tra campi, piccole, sincere, ben curate, che invitano e invogliano anche il “tapascione” più stanco ad emulare il gesto atletico dei campioni, rilanciando ad ogni uscita di curva secca, per quella manciata di metri che il fiato ci consente…leggermente vallonato, per dare due colpi di pedale in piedi con andatura “en-danseuse” come i grandi in salita.

A sud di Lodi una lunga ciclabile ci accompagna verso il Po. Col passare dei chilometri si sente sempre più forte e vicino il grande fiume, il paesaggio cambia lentamente fino a Castelnuovo, poi tutto sparisce, c’è solo la strada, noi, qualche auto, altri ciclisti, silenzio, verde, vegetazione e aria rarefatta di calda pianura fluviale. La strada tra seminativi e boschi di pioppi domina il paesaggio, lo domina solo per il fatto di essere in posizione leggermente elevata rispetto a tutto il resto. In realtà ne subisce, come noi che pedaliamo inesorabili e infaticabili, il suo quasi totale silenzio e la più che totale immobilità dell’aria e del caldone estivo. Chilometri che sono più lunghi di tutti gli altri per il grande vuoto di questo orizzonte, privo di riferimenti nell’attesa del ponte, della golena e poi del fiume.
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PROFILO TECNICO

Lasciati alle spalle Sesto Ulteriano &c., si costaggia per qualche chilometro l’autostrada del Sole e una volta arrivati al grande rondò di Melegnano si prosegue diritto verso San Zenone al Lambro. Sono questi chilometri, non belli e con traffico, ma sono pochi e ben presto si lascia lo stradone per ritornare sulle piccole strade zitte. 

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Superato il cavalcavia sull’autostrada del sole, alla prima grande rotonda si va a sinistra entrando in Cerro al Lambro passando dalla Cascina Gazzera e Mairano per ritornare sulla sp17. Rotonda a sinistra, si supera il Lambro poi a destra verso Salerano, lasciandosi guidare dalla tranquilla strada con belle curve e saliscendi tra campi coltivati, piccolo sottopasso di arteria a scorrimento veloce (che ci scorre sulla testa e ci fa un baffo) e quindi si entra a Lodi Vecchio.

A destra attraversando il lungo vecchio borgo di case basse, verso al basilica di San Basiano che si scorge in relativa lontananza alla destra. Ancora qualche centinaio di metri  e si arriva alla ciclabile, parallela alla sp115 che porta dritta, dritta a Lodi. Si supera il canale della Muzza e seguendo la ciclabile si entra in città, con le indicazioni stazione e centro si arriva al sottopasso ciclopedonale della stazione e quindi sul viale che a sinistra ci porta verso piazza della Vittoria, il cuore di Lodi, che merita sicuramente una sosta. Un cafferino e anche qualcosa di più.

Si riparte in direzione sud, Viale Piacenza che si lascia per imboccare sulla sinistra la via Vecchia Cremonese; in breve diventa una piacevolissima ciclabile e con grande tranquillità, tra campi e acqua di rogge e di canali ci accompagna fino al ponte sul Po. Caviaga, Basiasco, Turano Lodigiano, Cascina Colombina, Castiglione d’Adda, Cavacurta, Maleo, Castelnuovo Bocca d’Adda.

Sull’argine piacentino, seguendo in senso contrario la corrente lenta e imperiosa, dopo poche decine di metri un buon ristoro sulla riva. Uno dei molti di questi luoghi che, se piacciono, sono magici e attrattivi. Se non piacciono si contano solo le zanzare.

Da San Nazzaro si esce sulla sinistra attraversando la sp10, la strada piega a destra in direzione sud verso Polignano, oltrepassando la ferrovia e l’autostrada Piacenza-Brescia. Ci si lascia guidare da questa piccola strada di campagna, piatta e minuta che alterna tortuosità a rettilinei caldi e senza fine. In prossimità di Caselle Landi si incrocia un’altra di queste strade, si va a destra quindi la prima a sinistra e di nuovo via verso sud, Chiusa, sovrappasso sull’autostrada del sole, direzione Fontana Fredda, breve tratto di via Emilia, quindi a destra per Case Ghisoni e San Protaso avvicinandosi lentamente alle sponde del torrente Arda.

Su queste stradine con molte deviazioni il Garmin con una traccia ben fatta è più utile, indispensabile. In alternativa si può ricorrere ad una ottima memoria cartografica o ad una continua ed estenuante consultazione della mappa. E comunque, se ci si dovesse perdere la direzione è ormai Castell’Arquato, ma per riuscire a non arrivarci dalla provinciale ci si deve applicare bene per riuscire a non perdersi in questo reticolo di stradine.

Siamo agli ultimi chilometri di pianura poi la salita per arrivare al vecchio borgo e alla nostra destinazione che è leggermente oltre con un ultimo strappo abbastanza impegnativo. Ma siamo arrivati. Un soffio meno di 100km da Melegnano, qualcuno di più dal centro di Milano. Molto piacevole e se pedalato con andatura regolare e sciolta, non faticosissimo.

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