Stregati dalle Apuane

Regione: TOSCANA | Tipologia bici: STRADA | Treno+Bici: SI

Descrizione

La bicicletta da corsa, con la sua indistruttibile fragilità, migliora la qualità della vita e questo giro dentro le Alpi Apuane ne è la dimostrazione lampante. Bisogna essere in buona compagnia perché su queste stradine s’incontra veramente poca gente. Oppure avere tanta voglia di passare qualche ora solo in compagnia dei propri pensieri.

Con l’aiuto del treno, con una buona dose di allenamento e con una bicicletta da corsa o ibrida, le Apuane si possono attraversare in qualche ora, apprezzandone panorami e borghi, collegati da minuscole e ignorate strade che a volte incutono timore per la loro silenziosa solitudine a cui non siamo più abituati.

Il giro parte dalla moderna stazione di Aulla e termina alla minuscola stazione di Querceta-Forte dei Marmi. Centocinque chilometri di wilderness ciclistica: stradine dimenticate, strappi che tolgono il fiato, verde infinito, pareti di roccia, marmo accecante. Il tutto condito da una solare esaltazione di colori.

La prima parte, fino al lago di Vagli, è la più impegnativa per il tenore delle salite. Circa cinquanta chilometri per arrivare alla fine della ripidissima discesa che porta al lago, poi un tratto riposante, discesa con tratti di piano, fino a Castelnuovo Garfagnana. Salita al Cipollaio, non dura, e lunghissima discesa verso il cuore pulsante della Versilia.

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Profilo tecnico

Dalla stazione di Aulla a sinistra, quindi la strada per il Cerreto, tre chilometri circa, poi a destra si sale a Canova. E’ questa una piccola, tortuosa e poco frequentata stradina che a mezzacosta resta parallela alla più trafficata SP63 di fondo valle, a Ceserano si scende leggermente in direzione Fosdinovo, quindi sulla sinistra si prende una ancor più piccola strada, sp12 di Colla, segnalata ad ogni chilometro da regolari e moderni paracarri in cemento.

Da qui è difficile sbagliare, si va dove ci porta la strada: Corsano, Campiglione, Monte de Banchi, Monzone. Si sale e si scende, ma il “si sale” è dominante. Si pedala in compagnia dei migliori pensieri, arrivando a Monzone in prossimità della vecchia stazione. Da Monzone partono diverse strade: quella per Vinca, di cui è famoso il pane, quella per Fosdinovo, famoso per il Castello Malaspina, quella per Equi Terme, che lì si ferma. Un tempo si proseguiva in treno percorrendo il Canale dell’Inferno.

Da Monzone (poco dopo l’ex-stazione) parte anche la strada per Ugliancaldo, sulla sinistra, mal segnalata e improvvisa, moltissimo in salita nel primo tratto e proprio questa, la più ripida di tutte, noi dobbiamo prendere. Molto piacevole, molto ripida, zitta zittissima, intensa, stretta, per nulla frequentata. Appaiono con regolare cadenza, improvvisi e taciturni, non pochi piccoli agglomerati di case, torri, piccole pievi. Diciamo ogni, cinque-sette chilometri.

Ugliancaldo è uno di questi, minuscolo e arroccato sul crinale, molto ben tenuto, tutto in pietra. La strada asfaltata, unica e principale, se così la si può definire, è una sorta di circonvallazione del borgo. Meglio prendere l’antica e stretta via lastricata che corre lungo le case fino alla chiesa. Nel centro il Bed&Breakfast “da Nello” con quattro camere e una disponibilità di circa dodici posti letto.

Ugliancaldo merita ossequiosa contemplazione, si passa pedalando lentamente o camminando, guardandosi attorno sotto l’incombente profilo del Pizzo d’Uccello, “la cima” di questo alchemico miscuglio di Alpi e Appennini. Poi si riparte con lo sguardo e la mente arricchiti da un nuovo ricordo di viaggio, altri chilometri faticosi ci aspettano, altre stradine divaganti e silenziose. Si pedala verso Minucciano sulla Sp58, poi Gremolazzo e il suo lago (SP51). In paese, poco prima del lago si abbandona la sp51 voltando a destra con curva a gomito. Direzione Vagli, lungo il fosso dell’Acquabianca. Acqua non ce n’è, ma il greto di sassi bianchissimi spiega in modo esauriente il nome. La strada prosegue per lungo tratto in piano, poi di colpo, un tornante, si entra nel bosco e si sale con uno dei più duri strappi di questa prima parte di percorso: duecento metri di dislivello in meno di due chilometri, che vuol dire tratti anche al 15%. Brevi, intensi, fortunatamente tutti in ombra. Si fanno, finiscono, ma è forse peggio il “precipizio” tra Vagli di sopra e Vagli di sotto che mette a durissima prova il sistema frenante.

Qualche chilometro a velocità da contemplazione lungo il lago (poco prima del lago un ottimo punto ristoro sulla sinistra), poi quasi tutta discesa fino a Poggio dove ci si immette sulla SR445, gran bella strada, di quelle bordate di verde sulla cartografia TCI, ma con troppo traffico, anche di mezzi pesanti. Per Castelnuovo il tratto è breve, tutta in discesa, passa veloce.

Ora si affronta la salita del Cipollaio, tradizionale valico tra la Garfagnana e la Versilia. Seguendo le indicazioni Forte dei Marmi, si pedala lungo il fondovalle del torrente Turrite Secca. A dispetto del nome è una valle ricca di vegetazione e di acqua, moltissime le fonti fresche lungo il tragitto. Castelnuovo è a 270 mslm, lo scollinamento a 850 mslm, per parecchi chilometri si sale di pochissimi metri, poi si arriva dolcemente ai 550 mslm del minuscolo lago di Isola Santa. Una pendenza regolare e ben pedalabile ci accompagna fino alla galleria, poi tutta discesa fino a Seravezza e Querceta.

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