Le miniere di Dossena

racconti & riflessioni

Le case, le pietre ed il carbone dipingeva di nero il mondo…(New Trolls 1970). Qui non si parla di carbone, ma di zinco, calamina, fluorite e pare anche di galena argentifera. Ed oggi i freschissimi cunicoli delle miniere sono utilizzati per la stagionatura dei formaggi di montagna. Stiamo parlando delle miniere di Dossena, Val Brembana, Bergamo.

Nella bergamasca c’è un rilancio dei siti minerari riproposti come “turismo attivo”, dalle miniere di Gromo a quelle di Dossena. Luoghi evocativi di antichi mestieri ed economie, oggi ri-usate per scopi diversi: dalla classica visita guidata, ai concerti “da camera”, alla stagionatura dei formaggi. Certo andarci il giovedì, se da un lato è un privilegio, dall’altro si trova tutto sbarrato. Salvo incontri fortuiti con chi ha voglia di scambiare due chiacchiere sui luoghi, con un ciclista solitario che con manubrio da corsa e ruote delicate (in realtà gravel lisce) si avventura in posti decisamente fuori mano.

É con questi incontri che scopri realtà altrimenti ignorate. Quello che ignori, non esiste, trovi? diceva Michael Ende nella sua “Favola dei saltimbanchi”. E allora facciamole esistere queste storie, diamogli voce. Anche a questo servono le Strade Zitte. A far parlare luoghi ignorati, dimenticati, nascosti, segreti.

Questa Strada Zitta parte dall’altopiano di Selvino e inizia con la impegnativa rampa che sale ad Aviatico con un bel 12-14% di pendenza. Prosegue lungo la Antica Via Mercatorum verso Trafficanti e La Tagliata, quindi Cornalba e Serina, in un susseguirsi di su e giù. Che da Serina diventa un su continuo e regolare fino al Colle di Dossena. A discesa iniziata, in prossimità delle prime case, lungo il tornante che ci porterebbe, con lunga e piacevole discesa, a San Pellegrino o a San Giovanni Bianco, seguiamo la strada sulla destra che, tenendosi alta a mezza-costa, ci porta alle miniere. Non si può sbagliare, le indicazioni sono chiare e ben visibili.

La strada sale leggermente, arrivando ad un giardino attrezzato per l’outdoor fitness dove è esposto un carrello da miniera con motrice e altri attrezzi. Da qui la strada si stringe, compare un divieto di accesso ai mezzi più pesanti di un tot, l’asfalto comincia a essere meno manutenuto. Ultimo gruppetto di case, la piccola strada piega leggermente a destra e lungo la curva…lo sguardo si apre sulla Val Brembana, la Val Taleggio e i baluardi rocciosi del crinale, al di la del vuoto, di fronte a noi. L’asfalto finisce ed è qui che la Nemo Gravel Cinelli inizia a divertirsi. Dove inizia lo sterrato.

Bivio! lo sterrato principale è invitante, ma sulla sinistra si stacca il sentiero con indicazione per le miniere. Primo incontro provvidenziale, un giovane in cuffia mi offre la soluzione. Posso continuare lungo lo “sterrato invitante” fino al campo di motocross, da li sulla sinistra un altrettanto invitante sterrato mi porta fino alle miniere. Luogo intrigante, desolante, affascinante. Dai cancelli chiusi esce un vento fresco niente male, vento che nasce dai cunucoli? o i vari ingressi alle miniere sono collegati? luogo misterioso, fascinoso, laborioso. E’ un posto da tornarci e scoprire di più, di certo entrando nelle miniere.

Secondo incontro: la signora a spasso con il cane. Sa qualcosa delle miniere, non molto. Oggi sono usate per stagionare formaggi “da sciuri”. Se si riesce a scendere al Cornello non lo sa, la strada c’era, una volta, ma poi hanno messo una sbarra…ma in bici si passa…si dovrebbe passare. In bici si va ovunque…Ci auguriamo buona passeggiate e proseguiamo, ognuno per la sua strada. La mia un po’ si perde, o meglio si biforca. L’indicazione escursionistica indica di seguire la via peggiore, decisamente da MTB. Sono da solo, qualunque minimo inconveniente potrebbe diventare un grosso problema. Non controllo neanche se il cellulare ha campo. Scelgo a naso di seguire la strada migliore, quella che mi ispira di più (non seguendo le indicazioni, ma andando ad orientamento). Per eccesso di prudenza proseguo per un breve tratto a piedi.

Poco dopo lo sterrato migliora, risalgo in bici e incontro una coppia. Lui al cellulare (quindi il campo c’è) lei volentieri si ferma a chiacchierare raccontandomi che “Dossena sta facendo un sacco di cose per promuoversi, il ponte tibetano, il recupero delle miniere e dei sentieri, ma questa strada bellissima e abbandonata è un delitto…”. E ha ragione! una Strada Zitta come poche. Tanto zitta quanto ripida. Chi finisce giusto, giusto sulla Ciclovia della Val Brembana in corrispondenza di un piacevole punto ristoro. Altri ciclisti fermi, un caffè e una fetta di strudel non me li toglie nessuno.

Qui il dubbione: scendo verso San Pellegrino e risalgo a Selvino in tempo per evitare il caldone di mezzogiorno? o proseguo verso monte? non sono ancora le 10, la saggezza ciclistica, è rinomato, è spesso e volentieri contraria ad ogni regola di buon senso e logica. Opto quindi per andare, almeno a vedere, dove inizia la salita verso Cespedosio. Ci arrivo in pochi minuti di pedalata e comincia a fare caldo. Attacco la salita, giusto per vedere com’è…si preannuncia subito come terribile, il Garmin mi dice 16-17% e aggiunge che sono 7,5km di salita con 700 metri di dislivello. Un rapido e facile calcolo mi dice che la pendenza media è del 10%… Penso che dovrei tornare indietro e continuo a pensarlo, ma continuo a salire. A un tornante mi fermo per fare il punto. Ho fatto 2,5km e circa 300metri di dislivello. Altri 5km così non posso reggerli, ma vado fino al tronante successivo, poi un altro, poi arrivo alla cava Gamba…e magicamente la strada spiana. Si fa per dire, prosegue tra il 7 e il 9% di pendenza, ma ormai è fatta. Ancora un po’ di sofferenza e poi… faggete, rocce di cresta, e una stradina imprevista e imprevedibile. E’ proprio vero quello che diceva tanti anni fa un caro amico: “se non si soffre, non si migliora”.

La Colma è a circa 1150 metri di quota. da qui con altre fantastica e panoramica discesa si scende a San Giovanni Bianco, la dove inizia la salita verso la Val Taleggio. Ma questa è un’altra storia e un’altra Strada Zitta. Da qui, lungo la ciclabile realizzata su quello che una volta era “ol trenì della Val Brembana”, si raggiunge San Pellegrino e quindi, passando per Fonte Bracca e Algua, si risale a Selvino. In questo caso con il caldone bestiale del mesdì,  di questa estate africana 2022

E così un altro fantastico percorso, impegnativo, molto impegnativo, si aggiunge alla collezione delle Strade Zitte. Per la felicità ciclistica di tutti quelli che vorranno percorrerlo.

traccia gpx su komoot
Buona pedalata

 

Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

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