Le Strade Zitte, anno dopo anno

racconti & riflessioni | vivere sostenibile
“…c’era questa strada, questa strada zitta che vola via, come una farfalla, una nostalgia…”
(Paolo Conte).
 

Zitte sono, per me, le piccole strade di campagna, quelle che non hanno più niente da dire al traffico motorizzato, se non a qualche lento mezzo agricolo che le attraversa da un campo all’altro. Strade dove è facile incontrare qualche anziano pedalatore solitario, dall’incedere lento e in perfetta armonia con il suo ambiente. Un ambiente dove l’aria e il tempo sembrano talmente fermi e silenziosi, da non riuscire più a cogliere la differenza tra la domenica e gli altri giorni. Dove i colori netti e i rumori insoliti, per gli occhi e le orecchie della gente di città, sono una continua, inesauribile e rilassante scoperta. Dove il silenzio lascia spazio al rumore dei propri pensieri e ogni piccolo rumore esterno, non è un fastidio, ma una bella compagnia.

Una gran bella compagnia per chi, come me, ama pedalare da solo su queste stradine silenziose che non finiscono mai. Si può arrivare quasi ovunque sapendole mettere in fila con intelligenza e cognizione geografica. Proprio come il rincorrersi e l’accavallarsi dei pensieri, che ogni tanto hanno bisogno di essere “rimessi in fila” con intelligenza e cognizione. In genere sono più zitte, quelle di pianura. Sì perché sulle salite s’incontrano molti più ciclisti alla ricerca dei loro personali gran premi della montagna, ciclisti che non apprezzano il “meno performante”, ma infinito, orizzonte di pianura. Mentre le salite, in cima, finiscono tutte,

Per me, ma non sono solo in questa convinzione, non è così, credo che la campagna, di pianura o collinare che sia, aiuti a riscoprire il gusto dimenticato della contemplazione e della meditazione. In un mondo ormai saturo di mobilità arrogante, esibizionista e fracassona, il lento, discreto ed elegante incedere di una bicicletta lungo una stradina di campagna o sull’argine di un fiume, è come il suono di un violino tzigano nella frenesia della vita moderna.

Ricordo che quando fui colto da improvvisa e travolgente passione per la bicicletta, il mio mentore Marino Vigna, olimpionico su pista a Roma nel 1960, dandomi qualche fondamentale consiglio, mi rivelò che per fare la gamba e arrivare alla perfezione della “pedalata rotonda”, ambizione di ogni ciclista che si rispetti, era indispensabile fare tanta, tanta, ma tanta pianura. Col tempo e dopo molte trasferte in auto per raggiungere luoghi tranquillamente pedalabili, sempre memore del prezioso consiglio, ho maturato la volontà di essere “100% ciclabile”, che voleva dire partire e tornare in bicicletta da casa, non per disprezzo verso i motori, ma per una diversa e personale scelta di autonomia. In fondo Marino Vigna e molti prima di lui, lo facevano regolarmente. Zanazzi andava e tornava dalle corse cui partecipava per guadagnare premi, sempre in bici, aggiungendo ai chilometri della corsa ciclistica, quelli della trasferta.

Dalla mia città, Milano, non è cosa semplicissima. Ho così scoperto un’inesauribile rete di piccole strade nascoste tra statali e provinciali, che il traffico veloce ha dimenticato, perché strette e contorte, in quanto tracciate seguendo i vecchi confini poderali. Col tempo ho imparato che con queste strade si riesce ad arrivare quasi ovunque. Certo non sono facili da scoprire, non tutte le cartografie esistenti le riportano, ma è bello passare qualche sera a studiare le cartine, più cartine della stessa zona e poi partire con il gusto dell’esplorazione. Certo ogni tanto ci s’imbatte in qualche imprevisto come i cantieri per l’alta velocità, o qualche enorme e nuovo centro commerciale, con viabilità stravolta e non ancora aggiornata sulle carte. Tant’è, fa parte del gioco.

Da ciclista appassionato di questi tranquilli paesaggi di campagna, mi auguro che il sistema turistico locale e nazionale voglia rivalutare sia queste strade, sia i luoghi che queste strade uniscono, perché c’è un mondo incredibilmente vitale, positivo e pieno di sorprendente bellezza, proprio qui dietro l’angolo.

Leone Tolstoj un giorno ha detto: tutti pensano di cambiare il mondo, nessuno di cambiare se stesso. Salire in bicicletta, significa cambiare il proprio rapporto con la strada, con i luoghi e con le persone che s’incontrano. E un po’ anche con se stessi.

Paolo Tagliacarne (2010)
Le Strade Zitte è la sezione itinerari del sito turbolento.net più di cento spunti e appunti per piccoli viaggi in bicicletta.

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