Lo spread ciclo-turistico italiano ma che roba è? Ogni anno di ritorno da Eurobike, passata l’euforia per tutto ciò che la si vede a proposito di bicicletta e affini, mi coglie un momento di riflessione-depressione.
L’Italia è il sogno ciclistico di quasi tutti gli appassionati del mondo. Che si tratti di competizione, turismo o facile vacanza in bicicletta a contatto con la natura, pedalare in Italia è un comune desiderio. Non facile da esaudire, purtroppo. Il self-guided non è impossibile, ma certamente molto difficile per uno straniero. A causa delle condizioni delle strade, della caotica segnaletica, dell’incomprensibile funzionamento dei mezzi di trasporto pubblico, delle ancora consuete “sole” sul prezzo del cappuccino…
I gruppi accompagnati, se sono stranieri, sono organizzati da operatori stranieri.
L’Italia aveva un Salone del Ciclo, a Milano. Lo ha perso perchè i tedeschi di Friedrichshaffen sul lago di Costanza (paragonabile alla locale Stresa sul Lago Maggiore) sono stati negli anni più bravi, costanti e perseveranti di noi. E i risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. Quasi tutti.
Ci rimane Padova, non me ne vogliano gli organizzatori, buon prodotto, ma le due realtà non sono confrontabili, neanche lontanamente. Alla nostra distribuzione disorganizzata, polverizzata e spesso arrabbiata, gli va bene questo prodotto, meno che nazionale. E così una grande parte di quello che si vede a Eurobike qui neanche arriva (per fortuna c’è il web e lo shopping on-line).
Il prezzo medio che un tedesco è disposto a pagare per una bicicletta da città/campagna è di 800 euro. In Italia neanche la metà. A Milano, causa il fenomeno incontenibile dei furti, la metà della metà. E solo pochi investono in antifurti di qualità. Dice il saggio: invece di lamentarti del buio, accendi una candela.
Qui ad accendere candele siamo sempre di più. Associazioni sportive come la nostra, qualche addetto ai lavori illuminato, la storica Fiab, la campagna Salvaciclisti, i blogger di BikeItalia, LifeinTravel, Ciclopendolo, oltre a svariati “cani sciolti” e innumerevoli, meritevoli altri soggetti… Il problema è che ci si dovrebbe accordare meglio per riuscire ad accendere un faro (invece di tanti fiammiferi). In grado di illuminare a tutti l’orizzonte comune.
Meditiamo pedalando. Pedaliamo meditando.