Lo spirito it’s a ride, not a race!

vivere sostenibile

Cicloturisti sportivi si svelano: dopo il grande successo (tripudio?) della Fiera del Cicloturismo di Milano (Fabbrica del Vapore) organizzata dagli amici di Bikeitalia, le considerazioni di Alberta Turbolenta Schiatti.

Viva i cicloturisti sportivi: quelli del “it’s a ride not a race philosophy”. 

Tutti i ciclisti sono belli

C’è la sciura Pina che va a fare la spesa in sella alla sua city-bike e torna a casa col cestello (a volte i cestelli) pieni di ogni ben di dio; c’è l’amatore (con la variante più esclusiva dell’amatore elite) che vive misurandosi il lattato, e dosa i watt come fossero oli essenziali di un’antica arte farmaceutica per guadagnare qualche secondo alla prossima Gran Fondo, polpacci depilati e massa grassa vicino allo zero; e quegli irresistibili sognatori ciclostorici, vestiti come Coppi che inseguono il sogno di un ciclismo immortale su biciclette pesanti come cancelli, inerpicandosi su salite sterrate spacca gambe, e a volte spacca anche tutto il resto; ci sono i fissati della fissa; gli intrepidi della mountain bike, per i quali letti dei fiumi, rocce scoscese, scorciatoie  da stambecchi, tutto fa trail; 

Ma i cicloturisti di più

e poi ci sono quelli che della loro bicicletta, invece di un mezzo, ne fanno un fine: i cicloturisti.
Quello del cicloturismo è un mondo variegato riconducibile a due macro categorie:

 I cicloturisti puri. 

girano il mondo come lumachine, portandosi dietro chili di bagagli nelle sacche montate su bici da trekking cariche come muli. Vestono abiti comodi, semi – tecnici, bragoni larghi, che a volte occultano imbottiture sopra-sella, sandali, magari dotati di attacco SPD, casco, ma non sempre.   Alcuni dormono dove capita, essendo perfettamente attrezzati a sopravvivere giorni e giorni: tende, sacchi a pelo, fornelletti, cibo e ogni altro bene indispensabile. Possono fare una breve vacanza in sella, visitando un territorio delimitato, ad anello per esempio, oppure partire per un viaggio impegnativo, che li porti da un posto all’altro, percorrere tutta l’Italia per il lungo, o fare Canada – Messico, come una coppia che ho incontrato nel parco di Yellostone (mentre stavo facendo un giro del primo tipo).   

I cicloturisti sportivi

Solitamente sono ciclisti “da corsa” che, stufi delle dinamiche agonistiche, del mangiare come astronauti, dell’andare fine a se stesso, occhi incollati allo strumento come piloti, senza mai guardarsi attorno, hanno sposato la filosofia del “it’s a ride, not a race”.

Abituati ad allenarsi con regolarità con uscite brevi o anche lunghe a volte con tabelle precise –  ripetute, endurance, allunghi – ma che prevedano comunque il rientro a casa in giornata, quando passano al cicloturismo, si portano dietro la loro attitudine originaria. Quindi si muovono su normali biciclette da corsa, o, trend del momento, su gravel bike, che consentono loro di prescindere dai percorsi asfaltati tipici delle uscite degli amatori. Mentre per il trasporto bagagli utilizzano il back-packing, ovvero viaggiano leggeri, montando piccoli (ma non piccolissimi) contenitori sul canotto reggisella, sul manubrio e, in caso di ulteriore necessità, sul telaio.  Questo consente andature più veloci e, anche grazie all’allenamento, anche distanze maggiori. Vestono abbigliamento tecnico, in tutto e per tutto uguale a quello degli amatori. Li differenzia solo il sorriso che hanno mentre pedalano in posti bellissimi guardandosi attorno. 

Inutile dirlo, a noi Turbolenti, (sia ai turbo che ai lenti), questo tipo di ciclismo piace da pazzi. Ecco di seguito 10 buoni motivi per cui bicicletta è sempre bello, ma il cicloturismo sportivo di più:

1 i cicloturisti sportivi, sono amatori che si godono la vita. O cicloturisti più performanti.

2 Il cicloturismo sportivo unisce allenamento e turismo. 

3 consente a chi lo pratica di muoversi più velocemente e quindi fare più strada.

4 il paesaggio attorno a chi lo pratica è molto più interessante dello schermo del garmin, e in più è a colori. 

5 praticare il cicloturismo sportivo è il modo più divertente per uscire dalla propria confort zone: la fatica e lo sforzo dello spingersi sempre un po’ oltre ai propri limiti sono “distratti” dalla bellezza di quello che si vede e dalla compagnia. 

6 un cicloturista sportivo è un amatore che alle barrette preferisce le baguette. 

7 il cicloturismo sportivo è inclusivo. Ognuno è benvenuto, e se proprio non ce la fa, c’è sempre l’e-bike. It’s a ride, not a race, ricordate?

8 il cicloturista sportivo non conosce regole, né tabelle: può andare a bomba, e poi magari fermarsi a fare il bagno in un fiume, o a mettere le gambe sotto al tavolo

9 è un allenamento completo: fa bene a tutti i muscoli, cuore e cervello inclusi, e appaga tutti sensi, gusto incluso. 

10 ma soprattutto il cicloturismo è la bacchetta magica per trasformare ogni luogo, ogni uscita in un piccolo (o grande) viaggio. Basta togliersi dall’ansia da prestazioni di medie, dislivelli, potenza et voila, ecco che anche una semplice uscita di prima mattina sul naviglio fino al ponte di barche, ti fa scoprire dei posti che non pensavi ci fossero, appena fuori Milano, e torni a casa dopo poche ore che ti sembra di essere stato in vacanza. Stacchi gli occhi dal Garmin, alzi la testa, e l’appennino più segreto ti si mostra in tutta la sua bellezza, che non pensavi. 

E ti rendi conto che le chiacchiere fatte pedalando possono dar fiato anche e forse più di un cerotto apri-naso. 

E pian piano scopri che tutto l’allenamento, tutta la fatica che hai fatto per prepararti, ti danno una cosa che non avevi previsto: la libertà. Di salire in sella e e andare, scoprire posti nuovi, assaporarli come fossero piatti del territorio, o un buon bicchiere. E saprai così che non hai più limiti, e che la filosofia It’s a ride not a race ti apre un mondo fatto di posti meravigliosi, vicini o lontani, tutti da scoprire. Attorno a casa, o dall’altra parte del mondo, attraversando l’Italia  da costa a costa nel giorno più lungo dell’anno, senza fretta, come nella Chase the Sun, o dove ti portano il cuore, gli occhi la voglia di pedalare.  Viva il cicloturismo sportivo e chi lo pratica. 

 

Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

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