Piedi e pedali dettagli che fanno la differenza

tecnica & pratica

Piedi e pedali

L’argomento piedi e pedali è sempre di grande interesse, per tutti i ciclisti. Tre sono i punti di contatto del ciclista con la bicicletta, ma è attraverso il pedale che la potenza viene trasferita al mezzo ed è pertanto l’interfaccia piede/pedale a condizionare efficacia e comfort della pedalata e a meritare tutta la nostra attenzione.

Scarpa, pedale (e tacchetta) e piede formano un’unità funzionale dove ogni elemento può interferire in modo anche importante sulla biomeccanica del gesto.

Il piede, sofisticata quanto delicata opera di ingegneria, si trova in bicicletta a lavorare in condizioni tutt’altro che fisiologiche; durante la deambulazione, infatti, il peso viene scaricato sul piede progressivamente dal tallone all’avampiede con una dinamica ben precisa: il tallone assorbe energia meccanica che viene accumulata e restituita durante la fase di stacco (energia elastica) grazie alla peculiare struttura dell’arco longitudinale.

Nel gesto della pedalata, in cui viene a mancare il meccanismo del passo, le forze impresse dall’arto superiore gravano su di una zona del piede molto ristretta (ossa metatarsali e parte dell’alluce) coinvolgendo articolazioni e segmenti con funzioni e modalità completamente diverse rispetto al cammino.

Durante la fase di spinta infatti l’arco longitudinale tende a cedere sotto la potente spinta dell’arto inferiore assorbendo e dissipando parte della forza. Tale cedimento implica instabilità a livello della caviglia con intra rotazione tibiale e relativa perdita di assialità del movimento del ginocchio (valgismo dinamico).

Risulta allora evidente l’importanza del complesso “piede/pedale” ai fini dell’efficacia e del comfort non solo della pedalata ma del ciclista stesso. Nella dinamica di un gesto che si ripete migliaia e migliaia di volte un piccolo errore di posizione, o un’alterazione delle strutture anatomiche di piede o gamba, possono tradursi in discriminanti decisive.

La scarpa da ciclismo (diversamente da quelle non specifiche sempre vivamente sconsigliate) distribuisce uniformemente le forze, sostiene l’arco longitudinale e mantiene il piede fermo e solidale con la scarpa per garantire stabilità nell’allineamento tra punto di carico e perno pedale.1

La scelta della scarpa, come per il pedale e le tacchette, deve essere ben ponderata tenendo conto dei propri obiettivi, delle caratteristiche morfologiche personali e, ma solo in ultima istanza… dell’estetica!

Per quanto scontato possa sembrare la calzata deve essere precisa: non troppo stretta, col caldo il piede si gonfia e diventa una sofferenza! e nemmeno abbondante per evitare movimenti del piede (provare a serrare prima la chiusura prossimale e poi quella distale e disporre eventualmente di due paia di scarpe, una invernale e una estiva).

Questione di piedi e pedali, ma anche scarpe!

Nell’acquisto delle scarpe tenere in considerazione: la forma: curvatura della tomaia e larghezza della pianta (alcune aziende hanno lo stesso modello con due diverse larghezze). Numero e tipologia delle chiusure (cricchetti boa, velcro, lacci ecc…) per una chiusura più o meno “decisa”. Materiali della suola (carbonio, plastica) e della tomaia per maggiore o minore rigidità.

Per i palati più fini anche l’angolo di sottoscarpa, o tacco virtuale: la distanza tra la linea di appoggio sul pedale e la linea di incidenza della parte posteriore della suola; il movimento angolare della caviglia, e l’impegno muscolare per la sua stabilizzazione in flesso estensione, è proporzionale alla grandezza di questo angolo che incide anche sulla pedalata che sarà tanto più “di punta” quanto maggiore l’angolo di sottoscarpa.

Le solette interne che possono anche essere realizzate su misura (attenzione agli ingombri, non tutte le scarpe permettono un alloggiamento confortevole)  si differenziano in quanto a rigidità e ampiezza del sostegno; devono essere cambiate più frequentemente di quanto non si faccia abitualmente e la loro scelta, come per tutto ciò che riguarda il posizionamento, guidata da un’attenta e professionale analisi biomeccanica.

Il pedale a sgancio, vincolando il ciclista al mezzo, permette di “sentirsi tutt’uno con la bici”: migliora sensibilmente l’efficienza nella trasmissione della potenza ma comporta il rischio di creare problemi di sovraccarico soprattutto all’articolazione del ginocchio, unico “snodo” mobile tra due articolazioni (piede e bacino) fisse.

La regolazione della tacchetta è basilare e si gioca su tre diversi piani: antero-posteriore, rotazionale e medio-laterale. Per quanto la prima sia la più importante è opportuno non sottovalutare le altre, come spesso invece accade.

La regolazione di avanzamento/arretramento (che da sola richiederebbe capitolo a sé) ha lo scopo di sfruttare al meglio l’azione di leva del piede senza però sovraccaricarne le strutture muscolo/tendinee (tendine d’Achille in particolare).

Se un tempo si usava una regolazione più aggressiva oggi la tendenza è di posizionare la tacchetta in modo che l’asse del pedale venga a trovarsi su di una linea immaginaria passante tra il primo (sporgenza ossea dell’alluce) ed il quinto (del mignolo) osso metatarsale.

Questa soluzione risulta confortevole, in particolar modo per le lunghe distanze, senza condizionare le performance; ciclisti con piedi grandi (leva più lunga) faticano di più a mantenere stabile la caviglia e talvolta preferiscono una regolazione più arretrata della tacchetta mentre il contrario avviene per ciclisti (cicliste!) con piedi piccoli.

La regolazione rotazionale infine definisce l’inclinazione angolare della scarpa ed è tanto più “delicata” quanto meno “floating” (libertà rotazionale) ha la tacchetta.

La regolazione medio-laterale permette di fissare la tacchetta al centro della suola e di variare, seppur in modo modesto, la distanza tra i piedi mentre la distanza tra i pedali (fattore Q) può essere ulteriormente modificata con pedali con lunghezze diverse del perno (approfondiremo il tema nella prossima puntata).

Molte sono quindi le variabili in gioco e molte altre sono quelle che scaturiscono dalle caratteristiche personali del piede stesso che approfondiremo nel prossimo articolo.

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Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

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Francesca T

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