Frenare, in bici, non è banale in generale, ma lo è ancor meno durante la ‘brutta’ stagione: è più facile trovare ‘sporco’ sulla strada, in caso di gelo si possono trovare veli di ghiaccio e, il mattino presto, soprattutto in zone poco trafficate è possibile trovare tratti coperti dalla brina che restano imbiancati anche a lungo se la strada costeggia un muro o un bosco posizionati a sud.
La possibilità di scivolare, quindi, aumenta. Anche in pianura.
Una prima considerazione, che vale sempre, è che bisogna ‘guardare avanti’: quale che sia la posizione che assumiamo in bici, lo sguardo deve fissarsi su un punto non troppo prossimo rispetto alla direzione di marcia.
Questo è l’unico modo per anticipare le piccole difficoltà che possiamo trovare lungo il percorso e, quindi, per evitare di pinzare i freni con troppa forza di fronte ad una situazione inaspettata (curva a gomito con brecciolino sparso, ad esempio).
Per una frenata sicura bisogna acquisire l’abitudine ad avanzare la prospettiva dello sguardo. Ci vuole un po’ di allenamento, poi viene naturale. In questo modo potremo prepararci prima all’ostacolo (in fuori strada:radici, pietre, gradini…) o all’imprevisto (brecciolino, gelo, fango, ghiaia estesa…).
Frenare correttamente significa porsi in condizione di affrontare le asperità di un percorso alla velocità corretta per le nostre capacità e in coerenza con il tipo di mezzo di cui disponiamo.
Non sempre, ad esempio, affrontare la ‘difficoltà’ alla minima velocità possibile è una buona idea. Alcune situazioni vanno affrontate con decisione e perizia: un esempio tipico è quello della rotaia in città.
Un passaggio lento e insicuro, soprattutto con bici inclinata e con un angolo di incidenza basso, comporta una probabile caduta perchè le ruote ‘galleggiano’ più a lungo sul binario e più facilmente si infilano nella gola della rotaia.
Frenare ‘sui’ binari significa cadere.
La velocità, quindi, va adeguata prima perchè l’errore tipico è quello di arrivare ‘sotto’ la difficoltà e affrontarla con timore facendo l’esatto contrario di ciò che serve.
Lo stesso accade con condizioni di possibile difficoltà per il principiante: il fango e, per certi aspetti, la sabbia ne sono un esempio classico.
Anche qui l’ingaggio con il tratto scivoloso deve avvenire alla velocità corretta (adeguata prima) e con la dovuta determinazione: il concetto è che non si frena mai sull’ostacolo ma prima di esso.
Nel fango si entra di slancio, anche lentamente, ma senza soluzione di continuità. La qual cosa vale anche per la curva. Non si frena in curva che, al contrario, andrebbe affrontata pedalando in uscita.
In caso di errore a bici inclinata: non toccare il freno anteriore e correggere la velocità con il posteriore poiché la conseguente sbandata è più controllabile.
Se la velocità è davvero eccessiva, raddrizzarsi e contestualmente frenare. In generale il freno posteriore consente un miglior controllo della bici in caso di imprevisto (bagnato, ghiaccio, ecc.) quando il bloccaggio dell’anteriore comporta elevato rischio di caduta.
Il peso durante la frenata
Frenare comporta lo spostamento del peso sulla ruota anteriore: una frenata ideale comporta una tendenziale incidenza del freno posteriore per non più del 30%.
E’ facile capire, quindi, che lo spostamento del peso sulla parte arretrata del telaio può evitare il temutissimo blocco della ruota anteriore in condizioni estreme e, in ogni caso, il ribaltamento in caso di frenata importante.
Come fare? Di norma è sufficiente stendere le braccia irrigidendole un poco e, con questo semplice metodo, arretrare il baricentro abbassando il rischio di ribaltamento.
In discesa è buona norma spostare un po’ il peso all’indietro di default (se non siete molto bravi, evitate fuorisella ridicoli e pericolosi) e, al contempo, avere una presa molto ferma sul manubrio, possibilmente sulla sua parte bassa.
In curva il peso va ‘teso’ sul pedale esterno ma il corpo asseconda il movimento del mezzo: non siete Valentino Rossi su una moto da due quintali, siete Mario Rossi su una biga da 7-10 chili.
Frenare e cercare Alla ricerca delle vostre radici
D’inverno ci si allena. E si impara. Se non siete mai passati sopra una radice umida su uno sterrato o in un bosco, non potete ‘sentire’ come la si affronta.
Il metodo che ho usato io, ad esempio, è migliorabile: prima cadevo e poi un po’ capivo.
La radice vale la rotaia e può essere peggio, perchè è sbalzata rispetto al terreno e arrotondata.
Il fango rappreso e ghiacciato crea binari altrettanto rischiosi. La sabbia, la ghiaia, le foglie sono splendidi campi di allenamento.
Andate a cercare le ‘vostre’ radici anche con la bici che usate in città e allenatevi a superare questo tipo di ostacoli. Sarete pronti per galleggiare sopra il pavè milanese pressati da un taxi.