Alfonsina Strada, una targa alla sua grandiosità 

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Alfonsina Strada: abbattere il pregiudizio

Per chi ancora non lo sapesse (mi piace pensare, pochi!), nel 1924 una donna ha abbattuto un muro di pregiudizi e regole sportive partecipando al Giro d’Italia insieme agli uomini. Il suo nome era Alfonsina Morini, coniugata Strada, nata a Castelfranco Emilia nel 1891 in una famiglia povera di contadini.

Gli organizzatori del Giro d’Italia accettarono la sua partecipazione perché il regolamento non faceva esplicito riferimento al sesso dei partecipanti, e perché a quella edizione mancavano nomi di spicco come Girardengo, Brunero e Bottecchia. Una partecipazione femminile poteva avere un effetto promozionale. E lei si trovò in primo piano. Suscitò curiosità e scherno. Ilarità e derisione, cercando dignità agonistica in uno sport che contemplava la presenza femminile solo a bordo strada. Solo spettatrice e mai protagonista.

Il percorso prevedeva 3.613 chilometri, suddivisi in 12 tappe. Partirono 90 corridori dei 138 iscritti, e solo in trenta arrivarono a Milano. Lei era fra questi, ma fuori classifica perché al termine dell’ottava tappa era stata squalificata per aver tagliato il traguardo oltre il tempo massimo (a un arrivo si presentò addirittura con un manico di scopa al posto del manubrio per un incidente).

La sua passione sfrenata per la bicicletta la portò a sfidare i giganti del ciclismo della sua epoca anche al Giro di Lombardia nel 1917 e 1918. Ed è bello ricordare, che stabilì il record mondiale femminile di velocità nel 1911 e quello dell’ora nel 1938.

Le sue imprese sportive le diedero enorme popolarità, che sfruttò diventando una stella del varietà e del circo. Si esibiva sui rulli e percorreva la ruota della morte in moto, altra sua grande passione. Si racconta che durante la sua carriera ricevette gli applausi dello Zar Nicola a Pietroburgo e declinò l’invito di Mussolini che voleva incontrarla.

La sua storia sportiva non ha eguali, e negli anni è diventata una metafora del tentativo di parificazione tra ciclismo maschile e femminile. Una questione culturale e di emancipazione che va oltre il gesto sportivo. Ed è il destino ineluttabile di chi cerca di avvicinare due mondi che sembrano inconciliabili. Ma c’è un dettaglio poco conosciuto della sua vita: dopo la Grande Guerra ha abitato in una casa di ringhiera a Milano, in via Varesina 80. Qui aprì il suo laboratorio-officina, dove insegnava ai ragazzi del quartiere il mestiere del meccanico. Si racconta che fosse una spanna sopra tanti uomini in officina, e che per questo motivo il suo negozio fosse frequentato anche da Fausto Coppi.

Casa sua la ricorda così

A cento anni dalla sua storica partecipazione al Giro d’Italia, il condominio che ospitava il suo negozio ha apposto una targa rosa per ricordare le sue imprese leggendarie. L’evento è stato festeggiato con Morena Tartagni, prima azzurra a vincere una medaglia (bronzo) ai Campionati del mondo di Imola nel 1968. 

“Mi sento profondamente legata ad Alfonsina Strada, entrambe siamo state pioniere e per certi versi abbiamo indicato la strada da percorrere alle generazioni di ragazze che sono arrivate dopo di noi. Se dovessi descriverci in tre parole direi: coraggio, determinazione e passione”, commenta Morena Tartagni.

A celebrare il ricordo di Alfonsina c’era anche Alfredo Bonariva, che è stato gregario di Fausto Coppi e per un periodo ha abitato a cinquanta metri dal suo negozio: “Ora si usano i copertoncini e i tubeless, ma ai miei tempi c’erano i tubolari e bisognava scucirli per ripararli, e poi ricucirli. Alfonsina era una vera esperta, tanti campioni andavano da lei”.

Anche Silvia Gottardi delle “Cicliste per caso”, che negli anni le hanno dedicato un libro e un podcast, ha partecipato all’evento. “Era una donna che voleva andare in bicicletta, non aspirava a essere una pioniera, ma semplicemente desiderava inseguire il suo sogno. Voleva essere competitiva e vincere, poiché questo significava guadagnarsi da vivere. Nel 1924 girava in bicicletta con i pantaloni corti, veniva insultata e le sputavano addosso, ma se n’è fregata e ha perseverato sulla sua strada. Questo è ciò che ci affascina di più di Alfonsina”, commenta Silvia Gottardi.

Il Giro d’Italia del 1924 è stato vinto da Giuseppe Enrici. In pochi forse ricordano il suo nome, ma la grande forza e modernità di Alfonsina Strada ha tracciato un solco per le ragazze che amano pedalare. E che ora hanno una Corsa Rosa tutta per loro. E per chi non lo sapesse (e ci risiamo), anche un Tour de France.

Fulvia Camisa

Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

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