A Milano ce l’hanno fatta e forse la pista del Vigorelli, carica di magia e di storia, sarà distrutta. Salvo che un nuovo moto popolare riesca di nuovo a salvarla (è successo più di una volta). E’ incredibile, ma dei 10 progetti rimasti in corsa, ha vinto quello (forse l’unico) che prevede la distruzione dell’anima dell’impianto…..Qualche incredulo commento all’iniziativa, sta timidamente iniziando a comparire, dobbiamo riuscire ad impedire questo ennesimo atto di irresponsabilità umana, politica e amministrativa.
Ho partecipato con altri “appassionati competenti” ad uno dei nove progetti esclusi nella seconda fase di gara, ho sostenuto la assoluta opportunità di mantenere la vecchia pista come “anima viva e vitale” nella proposta di futura polifunzionalità dell’impianto, ho assistito ieri alla misera e triste proclamazione del vincitore organizzata all’Urban Center, ho ascoltato con incredulità le deboli e imbarazzate risposte dei “relatori” alle domande del pubblico (scarso e rassegnato), ho sparso in rete qualche commento qua e la, ho lasciato passare la notte per ragionare.
Non posso accettare che le 10.000 firme che ancora conservo nell’archivio Turbolento, vadano al macero insieme ai listelli di abete rosso della magica, anche se ammalorata pista (così è stata definita ieri da uno dei due assessori presenti, che non merita di essere nominato). Non si può accettare che in un momento di “ciclistico rinascimento”, una memoria storica del ciclismo, venga smantellata per una scelta palesemente e indiscutibilmente sbagliata.
Quindi: rimettiamolo in pista, atto secondo. Non è con spirito di vendetta, ma con il buon senso che mi hanno insegnato Maspes, Vigna, Gaiardoni, Dagnoni, Zanazzi, Pettenella, Tommaselli, Fossati e i moltissimi altri appassionati che prima hanno firmato, poi hanno aiutato il pressing da cui è uscito, nel 1998, un Vigorelli parzialmente risistemato e una pista bella e inutilizzata.
Quando abbiamo iniziato a raccogliere le 10.000 firme settembre ’95 nei padiglioni di FieraMilano, durante quello che era il grande Salone del Ciclo e Motociclo, abbiamo invitato alla firma l’allora presidente nazionale (p volutamente minuscola) della FCI che non ha voluto firmare, affermando che la nostra iniziativa popolare avrebbe “rotto le uova nel paniere” che avremmo dovuto fermarci perchè era già in essere un nuovo impianto milanese per il ciclismo (il palazzetto dello sport, quello nuovo, era già crollato da 10 anni) e che il Vigo avrebbe dovuto essere abbandonato al suo oblio…..mah?!
Sono passati 18 anni, la nostra associazione, nata con quelle firme è diventata maggiorenne, ma l’atteggiamento nei confronti della pista milanese non è cambiato. Continua ad essere un fastidioso neo nel brillante firmamento dell’impiantistica sportiva milanese……
Come mi ha insegnato Aldo Brandirali, per ogni assessore allo sport milanese il Vigorelli è una brutta bestia. Costoso, in perdita, senza futuro economico a causa di una destinazione d’uso troppo restrittiva. Sacrosanta quindi la polivalenza d’uso, ma nel rispetto anche della destinazione originale e della crescente voglia di pista da parte di amatori, giovanissimi e nuove tendenze del ciclismo moderno. Vintage cycling in testa, come tendenza internazionale, fixed-oriented style….ma è un linguaggio che non appartiene a chi governa e amministra il nostro sport (e non solo quello), non sono capaci di guardarsi in giro, non sono in sintonia col mondo, fingono di dialogare con chi queste cose le vive e le coltiva quotidianamente. Ma senza saper ascoltare. Purtroppo. L’unica cosa con cui sono e vogliono essere in sintonia è il circo mediatico che parla di loro, come vogliono loro…..
All’Urban Center (presentazione miserella del progetto ieri 19 aprile 2013) mi sono fermato qualche minuto anche ad ascoltare il dialogo tra Ridateci il Vigorelli e l’assessore (uso volutamente la minuscola e non cito, perché queste persone vivono solo per i momenti mediatici e le citazioni personali), sembrava il dialogo tra la cuoca cieca e il maggiordomo sordo-muto del film “invito a cena con delitto”…..
C’è qualcosa di profondamente strano e sbagliato nell’ultima scelta per il il destino del Vigorelli, sbagliatissima l’idea di buttare alle ortiche la storica pista che costituisce l’anima dell’impianto. Per non parlare dell’idea “fortemente innovativa” del museo, idea fuori dal tempo, un altro museo del ciclismo che si aggiunge a quello del Ghisallo (70km da MI) che appena realizzato, già vive di stenti con futuro difficile e incerto….; una volta di più la politica dei tentativi tentennanti (qualunque sia la portata della sua stentata azione) si dimostra lontana dalla realtà e miope; da valutare la possibilità di eventuali ricorsi previa rapida (se possibile) visione dei progetti esclusi. Ma da chi era composta la commissione giudicante, almeno uno con conoscenza della storia Vigo, c’era?
Con questa scelta, questa giunta che definirei poco consistente e dal colore indefinito (beige? grigino? trasparente?) riuscirà a passare alla storia come quella che ha smantellato, con l’alibi del progresso polifunzionale, una pista storica, significativa e ben più consistente di chi ne sta decretando la fine.
Il Vigorelli (detto la Scala del ciclismo) è tale solo con la sua pista e la sua storia; sicuramente avrebbe potuto conoscere nuova vita come impianto polifunzionale senza alcun bisogno di cancellare il suo vero simbolo, la sua anima, il suo indiscusso punto di forza, riconosciuto in tutto il mondo: la pista in legno più veloce del mondo (divenuta tale per una pura casualità); una vecchia e gloriosa pista che avrebbe avuto ancora molto da dire a tutto il mondo amatoriale, ai giovanissimi con voglia di parquet, alla nuova cultura della fissa e anche alla nuova mobilità urbana; una volta di più lo scollamento tra mondo reale e scelte di chi pretende di governare (e non ha la minima cognizione di quello che sta facendo) è incolmabile…siamo pronti per nuove Turbolenze sul Vigorelli, non è una minaccia, ma una certezza di ribellione….
Ma quale sarà mai la tanto sbandierata visione di città di cui si riempiono la bocca assessori, giurati, progettisti guidati esclusivamente da criteri economici e non dal feeling, che tradotto significa sentimento, sensazione, passione, sogno…. bravi, bravi davvero e creativi, creativi nel profondo dell’anima….museo, un bel museo….chissà se il Mario Dagnoni deciderà di regalare a questo nuovo museo una delle moto con cui su quella pista ha vinto 27 titoli italiani….ma forse tra chi ha preso questa decisione, nessuno sa chi è Mario Dagnoni.
Credo che anche Antonio Maspes si stia rivoltando nella tomba….e non solo lui…
Concludo segnalando un bell’articolo sulla dittatura dell’incompetenza.
PS immagine del post: vecchio parquet sostituito con i lavori del ’97-’98, incorniciato.