Una delle poche doti che la bicicletta non ha, è la velocità. Ammettiamolo. La bicicletta non è un mezzo veloce. Ricercare la velocità in bici è una “contraddizione in termini”.
E’ più lenta di un’auto, di un treno, di un aereo, di una nave. E’ più veloce del camminare e anche del correre. E’ lenta, o veloce, come una barca a vela.
Tra i tantissimi pregi che la bici possiede, la velocità non è la sua dote più spiccata.
Eppure può essere più rapida di un’auto negli spostamenti brevi e nel traffico cittadino. Questo perché, nonostante la sua assoluta lenta-velocità, risulta molto più agile e dinamica nello “sgusciare” ovunque. E dunque, sapendo come muoversi e districarsi tra traffico e percorsi alternativi, risulta vincente.
Il pane non si butta mai via.
Ricercare la velocità in bicicletta, a tutti i costi, può risultare frustrante. Certo si può essere più veloci di altri soggetti che usano la bicicletta. Questo si, se è il vostro scopo.
Se lo scopo è quello di godersi il paesaggio e la soddisfazione di muoversi con le sole proprie forze, beh, allora parliamone.
In 3h pedalando a 20km/h si percorrono 60 chilometri. A 30km/h se ne percorrono 90, oppure 60 in solo 2 ore. Ottimo. Ma che ce ne facciamo di quell’ora? Il tempo è li per essere usato, diceva un amico. Non lo si può accumulare, la banca del tempo non esiste. Usiamolo al meglio.
Buttarlo via è come buttare via il pane.
In bici si impara
Un’ora in più in bici, non è mai tempo buttato. In bici si medita e si smaltiscono tossine (sia a 20km/h che a 30km/h). Si libera la mente, si notano dettagli del paesaggio e delle mille “cose” che ci circondano. Nel bene e nel male. Si possono notare accuratezza e trascuratezza di mille dettagli. Si diventa parte dell’ambiente e si impara a rispettarlo di più.
Si impara, a proprie spese (=maggior fatica) che cosa significhi ridurre gli sprechi di energia. Si impara che ogni movimento inutile è uno spreco. E dal ridurre gli sprechi di energia, al ridurre gli sprechi in assoluto, il passo è breve. Impariamo dunque l’arte di usare al meglio il nostro tempo. E con esso, tutto ciò che abbiamo. E smettiamo di dare tutto ciò che abbiamo, per scontato.
Impariamo a rispettare anche i buoni propositi
Senza scomodare arte e letteratura, lungi dal volare troppo alti con le nostre pretese, invitiamo tutti a rivalutare la consapevolezza della posizione privilegiata che ha l’uomo nel mondo e del rapporto che dobbiamo tenere con l’universo che ci circonda.
Pochi secoli fa, questo pensiero dominante, è stato definito umanesimo, poi sfociato in quel magico periodo storico definito “rinascimento”.
La fatica fisica appaga lo spirito e avvicina alla saggezza. E dalla bicicletta può nascere un contagio positivo per un nuovo umanesimo. L’obiettivo è ambizioso, ben lo sappiamo. Ma come dice il saggio: “ se tendi una mano alle stelle, magari non riuscirai a raggiungerle, ma difficilmente resterai con un pugno di mosche”.
La bicicletta è un ottimo mezzo per il benessere psico-fisico oltre che un potente antidepressivo. Iniziamo dunque a cambiare le nostre abitudini quotidiane, salendo in bicicletta. E’ una piccola cosa nell’universo dei grandi cambiamenti, ma anche il viaggio per il luogo più lontano, inizia dal primo passo.
Accettare o opporsi ai cambiamenti, inclusi quelli climatici, dipende solo da noi. E dalla sommatoria dei nostri comportamenti individuali, virtuosi o più semplicemente attenti all’ambiente e agli altri.
Pensiamoci, prima di parcheggiare in seconda fila anche solo per un minuto, prima di passare col rosso (questo vale anche per noi ciclisti), prima di alzare la voce o tenere alto il volume della nostra musica…etc.etc.
Pensiamoci, adesso che inizia un nuovo decennio.