Milano – Bruxelles in bicicletta

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Da Milano a Bruxelles in bicicletta

Cronaca di viaggio semiseria di un Turbolento Senior, che ha percorso circa 1200 km e oltre 8000D+ in 10 tappe

Premessa importante: quando si vuole intraprendere un’escursione ciclistica del genere la prima regola è DIRLO A MENO PERSONE POSSIBILE. In caso contrario, i commenti più o meno benevoli si sprecheranno. 

Si va da chi ti dà del pazzo: “se no son pazzi no li volemo in famijia!” e questi sono coloro che non hanno mai, non dico praticato uno sport, ma neanche fatto una passeggiata che durasse più di un’ora. Poi ci sono quelli che ti compatiscono: “povero vecchietto, chissà cosa vuole dimostrare”, oppure: “sono gli ultimi colpi di coda, lasciamolo fare, poveretto”. Gli invidiosi. Una sottospecie di questi ultimi è rappresentata da chi ti chiede premurosamente tutti i dettagli dell’itinerario, soffermandosi in particolare sulla attrezzatura che ti porterai dietro: “ma porterai anche delle pomate per il fondo schiena ? Magari qualche bustina di antinfiammatorio?”.

Chi si rammarica (spesso sinceramente) di non poterti accompagnare per “gravi motivi di famiglia”. Infine – ma con ciò non vogliamo essere esaustivi – coloro che dall’alto della loro esperienza ciclistica ti pongono cento domande sull’organizzazione per poi darti mille consigli logistici, tecnici e sulla strada migliore da seguire, visto che loro “quel passo alpino lo hanno già fatto e lo conoscono benissimo”.

Quindi mettetevi a tavolino in solitudine ed organizzate il vostro viaggio: 

  • l’itinerario – possibilmente su strade (quasi) solo per biciclette,
  • le tappe – lunghezza e dislivelli,
  • la logistica – ristori e pernottamenti e di conseguenza per definire con attenzione che tipo di attrezzatura tecnica e vestiario (anche per “la sera” e per la notte) potreste avere bisogno.

Se fate come me che cerco sempre di alloggiare in albergo, in B&B o in case private che siano disposte ad aprire la loro ospitalità, vi potete risparmiare tenda, materassino e sacco a pelo, nonché fornelletti e pentolame vario (così fanno i “duri e puri”).  In questo modo si può viaggiare molto più leggeri e portare anche qualche capo in più “per la sera” (senza dimenticare un costume da bagno per la “sosta lunga” in albergo con SPA e piscina). Certo che, di conseguenza, “più pesante” dovrà essere … il portafogli! 

Circa 1200 km e oltre 8.000 m di dislivello, significano grosso modo 10 dieci tappe. Più brevi quelle che prevedono salite importanti e più lunghe quelle che invece si snoderanno in pianura. Tanti sono i programmi elettronici che ti permettono di definire ogni singola tappa, soprattutto evitando le strade troppo frequentate dalle auto e mezzi pesanti, o prevedendo addirittura le sole piste ciclabili: al di là dei nostri confini esiste la possibilità di percorrere migliaia di chilometri su piste ciclabili. Un altro, forse il più importante, criterio che tengo sempre ben a mente è la scelta di percorsi che presentino  paesaggi particolarmente interessanti e godibili alla più lenta andatura della bicicletta. 

Infine, prima di raccontarvi questa mia ultima esperienza (non è la mia prima escursione ciclistica a lunga percorrenza e non sarà l’ultima), devo fare una confessione: non sono partito da Milano, ma da Como che ho raggiunto in treno: l’uscita da Milano e la tratta per Como si snodano su strade troppo trafficate e a mio modo di vedere troppo pericolose per essere godibili e percorse in serenità con la bici.

Già passare la stazione di frontiera di Como Brogeda è abbastanza emozionante: una delle ultime frontiere dell’Europa occidentale che sia ancora presidiata come tale: guardie, sbarre e controlli. Ma non per i ciclisti: nessuno bada al mio passaggio transfrontaliero, né in uscita dall’Italia né in entrata in Svizzera.

Come prima tappa sono previsti 110Km. e 1.600 m. di dislivello; ce la farò, visto che è il primo giorno e sono ancora “freddo”?

Fino a Medrisio la strada non è particolarmente entusiasmante: si pedala in mezzo al traffico e con piste ciclabili sporadiche; c’è comunque rispetto per il ciclista. Poi fino a Lugano la strada si snoda lungo il lago, prima sulla riva orientale poi su quella occidentale ed il paesaggio si fa godibile; così come la ciclabile che procede poi anche con uno tratto sterrato lungo un bel torrente. Pedalando, pedalando, si affronta la salita del Monte Ceneri, prima salita un po’ più impegnativa. Cui segue una discesa fantastica: strada larga, asfalto perfetto, traffico scarso, pista ciclabile, pendenze vertiginose: supero i 70 km orari ! Arrivo comunque a Bellinzona parecchio provato soprattutto dal caldo. Qui un piccolo ristoro mi costa come un bel pranzo a Milano!

Riparto stanco e sotto una inaspettata pioggia che si fa insistente e mi obbliga, per fortuna, ad un paio di soste per ripararmi. A Biasca decido di fermarmi anche se ho percorso solo 80 km. Ma, pensa te, stasera c’è uno spettacolo di Edoardo Bennato e non c’è una camera disponibile in tutta la cittadina. Prese da compassione due albergatrici mi indicano un albergo più avanti, a Lavorgo e si accertano che ci sia posto. Risalgo in bici e affronto altri 17 km. Ed anche la salita più importante della giornata. Arrivo veramente stanco, ma almeno le “peggio pendenze” di oggi sono superate. 

L’alberghetto è modesto ma molto decoroso, ben frequentato e soprattuto dispone di un ottimo ristorante che attira clientela da tutta la valle. Inutile dire che questa sera – ed anche tutte le sere a venire – mi si vedrà cenare abbondantemente e scolare ben oltre un litro di birra (oltre a tutta quella già “tracannata” lungo la strada).

Giovanni Montagna
Il seguito alla seconda puntata

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Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

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