Dolomiti Bellunesi dal “libro dei sogni” di alvento

racconti & riflessioni
L’ultimo weekend di agosto ho trovato il tempo per fare l’itinerario nelle Dolomiti bellunesi, pubblicato dalla rivista alvento nel terzo volume di Italy Destination Unknown che ho comprato quest’inverno e che ho sfogliato in questi mesi un po’ come “il libro dei sogni“!
 
Tutti gli itinerari meriterebbero di essere percorsi perché sono bellissimi, ma ho deciso di partire da questo perché mi aveva colpito l’attacco dell’articolo, come scrive il suo autore Fabio Dal Pan: forse non tutti sanno che quasi la metà delle Dolomiti si trovano in provincia di Belluno.”
 
Da ragazzo ho passato molte estati in Cadore, Ampezzano e Val Zoldana, quindi l’attacco dell’articolo di Fabio suonava a metà tra sfida e promessa di scoperta e devo dire che sono stato ampiamente ripagato! È un itinerario che attraversa anche luoghi molto noti, ma che grazie al genius loci ti fa scegliere strade fuori dai “luoghi comuni”.
 
Lo si capisce da subito quando, partendo all’alba da Belluno, si risale la valle del Piave lungo una ciclabile con viste inedite. Diventa poetico anche l’attraversamento di Longarone che, oltre a ricordare a tutti la tragedia del Vajont, personalmente mi fa anche venire in mente più semplici drammi automobilistici, quando scendendo da Cortina alla domenica ti trovi imbottigliato per ore nel traffico.
 
Seguendo l’itinerario raccontato da Fabio ho scoperto o riscoperto che a volte basta un piccolo “scarto laterale“ per guadagnare una prospettiva diversa.
 
È, ad esempio, la strada sterrata che attraversa la foresta di Somadida – corre parallela a poche centinaia di metri dalla strada regionale ma l’esperienza di immersione nel silenzio è totalmente diversa.
Oppure la ciclabile del Cadore, da San Vito a Borca a Vigo – anche qui pochi decine di metri dalla statale ma vuoi mettere il sole del mattino che fa evaporare la pioggia dei prati?
 
La seconda parte dell’itinerario per me è stata come una collana di perle piena di sorprese… Forcella Cibiana, passo Duran, Agordo… Per imparare il nome di Dolomiti dal lessico meno familiare ma di bellezza uguale alle più famose… Le pale di San Lucano (che non sono quelle di San Martino), il gruppo dell’Agner oppure quello della Moiazza che non ha nulla da invidiare come bellezza al vicino e maestoso Civetta!
 
Le storie migliori sono quelle che crescono nel finale… E così è l’itinerario scritto da Fabio Dal Pan: ti trovi a pedalare alvento contrario nel canyon stupendo della Valle del Mis per sbucare nella “serenissima“ conca prealpina tra Feltre e Belluno con vista sul Montegrappa.
 
Ed è qui che mi sono deciso a scrivere queste righe di ringraziamento – la panoramica da Sospirolo a San Gregorio delle Alpi fino a Cesiomaggiore è pura poesia a pedali e quindi non è un caso che lo stupore raggiunga il suo colmo quando ti trovi in un paese dove le vie si chiamano contrada Hugo Koblet, Jean Robic o Learco Guerra!
Ed è quando la strada scritta da Fabio con un ultimo scarto laterale ti porta al centro del paese, al museo storico del ciclismo dedicato a Toni Bevilacqua detto Labron, che ti spieghi perché!
 
Gli ultimi chilometri di ciclabile tra boschi e campi di granturco verso Belluno al tramonto sono un invito a pensare a qualche buon motivo per ritornare!
 
 
Matteo Turbolento Cardani

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Matteo Cardani

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