Chiunque ha posseduto una bicicletta ha conosciuto un Monsieur Taburin.
I Messieurs Taburin lavorano in botteghe sempre troppo piccole, pervase dall’odore della gomma e dove, tra ruote appese, camere d’aria e bicicli vecchi o nuovi, si passa per cambiare un freno, riattaccare il filo della dinamo, ma soprattutto per curiosare tra gli ultimi accessori, sognare il telaio nuovo e raccontarsi di un gran bel giro fatto o in programma.
“Ogni volta che foro mi dico: che bello, vado a farmi quattro risate!”
Il signore con il cappello è seduto su un bancone tra l’oliatore e le chiavi inglesi, nella bottega del nostro, a Saint-Cèron.
Dai tempi in cui gonfiavo le rotelline alla mia bicicletta dal ciclista sotto casa ad oggi, ho incontrato i molti Messieurs Taburin di Milano, ma anche di Haifa, Vancouver, Santa Margherita Ligure, Oxford, Wassenaar, Isolaccia, Paklenica, Clermont-Ferrand… Abitudini, abiti e lingue differenti, ma le stesse dita nere, lo stesso odore di gomma e la stessa capacità di guardare una bici e dire: “Ha il manubrio troppo alto. E tu la catena troppo lunga. Per lei Madame Guerin, ci vorrebbe una moltiplica 38 davanti, farebbe meno fatica…”
Burberi fino ad essere scontrosi, loquaci o taciturni, saggi e sognatori hanno “studiato, con metodo e tenacia, tutti i pezzi (dal sellino ai cuscinetti a sfera) della bicicletta” e possono intrattenerti per un intero pomeriggio narrandotene le meraviglie.
La storia non ve la racconto, lascio che ciascuno riconosca il proprio Monsieur Tamburin nelle parole e nei disegni di Sempé.
Il segreto di Monsieur Taburin
Sempé
Donzelli Editore € 14