Milano-Bruxelles in bicicletta (parte 2)

racconti & riflessioni

leggi la prima parte

Milano – Bruxelles in bicicletta (parte 2)

Continua la cronaca del viaggio Milano-Bruxelles in bicicletta. La seconda tappa svizzera, prevede il Passo del Gottardo: 94 km per 1700 m di dislivello. La salita è tutta nei primi 35 chilometri, poi tutta discesa. Fino ad Airolo si arriva in scioltezza con pendenza regolare e ben pedalabile, a fianco della autostrada. Non entusiasmante come paesaggio: officine e centri commerciali si alternano a fattorie. Sosta ad Airolo per prepararsi spiritualmente alla salita decisiva. Pronti via! 

Si fa per dire. Dopo pochi chilometri, con la bici, bisogna abbandonare la strada delle auto ed affrontare una via in salita tutta lastricata di pietre bombate. Benvenuto sulla Strada della Tremola. La fatica si fa sentire ed anche … il fondoschiena! Raggiunta una installazione militare si torna sull’asfalto per forse un chilometro, poi il percorso ciclistico porta bruscamente a destra per una salita tutta lastricata in porfido, ma almeno le pietre sono lisce. Non si sa quanto tempo passa, ma in qualche modo si arriva in cima, lungo una strada tortuosa, ricca di tornanti che ricorda alcuni tratti del passo dello Stelvio. In cima, 2100 mslm, il paesaggio – come dappertutto oltre i 2000 metri e come in tutti i passi di alta montagna  – è piuttosto brullo, tira un gran vento e fa freddo, tanto che poca attenzione si dà allo specchio d’acqua che cerca di ingentilire la sella montana. Per fortuna l’ospizio San Gottardo ed alcune bancarelle  offrono generi di conforto che vengono sbranati senza neanche sentirne il sapore. C’è anche un’orchestrina rock-folk!  E’ pieno di automobilisti e motociclisti “affranti dalla fatica”. Ciclisti, in effetti, pochi: 4 o 5 e i più in mountain-bike. 

La discesa sarebbe bella e vertiginosa ma è talmente piena di auto ferme in coda che bisogna scendere con i freni tirati. La strada è comunque tutta in discesa per oltre 60 chilometri fino a Schwyz e si dimentica presto la fatica della salita. Dalla bella ciclabile del Lago dei 4 Cantoni vedo un motociclista che, non avvedendosi della coda di auto ferma davanti a lui, tampona clamorosamente un veicolo e si ribalta con gran fracasso, ma poi si rialza miracolosamente illeso. Chi va in bici, va piano e va lontano.

Dopo Schwyz, dove pernotto, arrivo a Lucerna – sempre bella e vivace – per raggiungere infine Olten e concludere la terza tappa. 

In questa tratta si attraversa la Svizzera più svizzera (Uri, Schwyz ed Unterwalden, i primi tre cantoni a formare la confederazione svizzera): campanili a cipollotto, pascoli perfetti, mucche pulite ed ordinate, grandi balle di fieno. Scopro che ci sarà presto un referendum per decidere se andare in pensione a 65 anni o continuare ad andarci con 62. Beati loro! Un altro sarà contro l’allevamento intensivo in Svizzera. La campagna elettorale si svolge senza esclusione di colpi, con variopinti manifesti applicati sulle grandi balle di fieno, che costituiscono la cartellonistica elettorale visibile lungo la strada. 

Il piccolo, ma grazioso centro storico di Olten (importante nodo ferroviario: il resto della cittadina non è particolarmente significativo), il lunedì sera non è molto frequentato e non si trova quasi nessun locale aperto, ma giusto un ottimo ristorante con….prezzo conforme. Finalmente, soprattutto per le mie finanze, la mattina del quarto giorno, dopo le due ultime salite in Svizzera, a Leymen, passo la frontiera con la Francia. 

Questa tappa si presenta con salite meno impegnative. Si nota la differenza economico-sociale  con la Svizzera: campi, infrastrutture, paesi e cascine meno perfette ed ordinate, in compenso c’è più vita sulle strade e pasticcerie aperte! Sono ormai nella seconda metà del mio viaggio Milano – Bruxelles in bicicletta.

Attenzione a non sbagliare strada: ad un incrocio cruciale svolto a sinistra anziché a destra e perdo la strada. Navigatore Garmin scarico, telefono scarico, la stanchezza mi fa perdere lucidità ed orientamento: mi ritrovo a percorrere 30 chilometri in più, prima di ritrovare la direzione giusta. Affranto di fatica anche per la vana ricerca di un pernottamento nei vari paesini che attraverso, trovo fortunosamente ospitalità presso la cascina di una famiglia che si improvvisa B&B. Anzi, visto che il villaggio è minuscolo – ed il primo ristorante (forse) aperto è almeno a 10 km di distanza, mi offrono anche una cena: spaghetti al ragù, un po’ di formaggio ed un dolce fatto in casa. Alleluja! La camera è molto spaziosa ed ha anche un bel bagno. Una sincera e simpatica ospitalità di campagna!  

Poi finalmente i Vosgi, un gruppo montuoso verdissimo e quasi incontaminato. La strada, che attraversa una serie di rigogliose riserve biologiche naturali, è ripida e poco frequentata. 

Dopo i primi 50 chilometri si raggiunge una sommità che ospita un sacrario militare tedesco. Queste zone durante la prima guerra mondiale furono teatro di indicibili quanto inutili carneficine.  Sacrari, monumenti e stele commemorative si susseguono innumerevoli lungo l’itinerario a ricordare le migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di caduti di entrambi i contendenti senza che la linea del fronte si sia mai spostata in modo significativo verso una parte o l’altra.

Milano – Bruxelles in bicicletta: la natura

La natura è stupenda: fitti boschi il cui silenzio è rotto solo dal fogliame scosso dal vento. Scendo poi a sinistra per incontrare prima una serie di limpidi e ridenti laghetti per poi seguire – dopo Remiremont – il corso della Mosella. Seguendo una ciclabile a fianco della N57 supero Epinal  e lascio Nancy alla mia destra. Mi sento ancora fresco e decido di proseguire per cercare di recuperare la mezza giornata di ritardo sul programma, accumulata nelle prime due tappe. Sempre seguendo una bella ciclabile lungo la Mosella arrivo fino a Toul. Pernotto nel Grand Hotel De Europe che sicuramente ha visto tempi migliori ma che – data la stanchezza – mi sembra una badia! A fianco vi è un eccellente ristorante con una ricca cantina: la abbondante cena è innaffiata da un ottimo vino della Mosella. Sarà forse il troppo vino che mi ha reso più ardito del solito, sarà il fatto che la stanchezza comunque non mi permetterebbe più di un approccio verbale, fatto sta che mi ritrovo a finire la cena al tavolo di una robusta tedesca che è arrivata sin qui a piedi partendo da Stoccarda: 7 giorni di cammino.

Il giorno dopo arrivo a Sedan, attraversando la foresta demaniale de la Montagne: una strada praticamente tutta diritta che con continui saliscendi attraversa uno “sconfinato” bosco magico. E’ un incessante saliscendi: sfruttando bene le discese “ardite” si riescono a salire quasi comodamente le “risalite” (Battisti-Mogol). Il percorso è esaltante e l’assenza di auto fa sì che anche gli animali selvatici vivano a bordo strada: lepri, volpi, cerbiatte e galli cedroni. Dimentico anche la fame. Pernotto a Verdun finalmente in albergo a 4 stelle, ma … la SPA è chiusa causa gli strascichi del COVID! La elegante città è ancora pervasa dal ricordo delle terribili battaglie svoltesi qui nelle vicinanze durante la prima guerra mondiale. I monumenti commemorativi si sprecano e scivolano in un nazionalismo un po’ stucchevole.

Prossima tappa Sedan, attraversando le Ardenne. In questa zona si svolsero – invece nella seconda guerra mondiale – le aspre battaglie tra i tedeschi in lenta ritirata e le truppe francesi, inglesi, americane australiane e neozelandesi. Veramente tanti sono i cimiteri militari sia delle truppe alleate che dei tedeschi a commemorare le migliaia di caduti.

Il caldo si fa sentire ed a Sedan, in un albergo ai piedi della fortezza dove pernotto tracanno due enormi coppe di birra Chimay. Ormai il percorso è praticamente in piano e le gambe allenate girano che è un piacere: le ultime due tappe, prima Charlieroi e poi a Bruxelles sono routine. Charleroi è un grande centro di riciclaggio e lavorazione di materiali amorfi e paesaggisticamente veramente poco bello, ma la strada lungo il canale che raggiunge Bruxelles ha dei momenti pittoreschi. Un cartello alle mie spalle indica che la ciclabile – in direzione opposta – porta a Lione in soli 560 Km!

Arrivo a Bruxelles attraversando una periferia poco pulita ed un po’ sotto tono. Strano, niente banda musicale ad accogliermi. In compenso c’è mio figlio Tommaso ad abbracciarmi. Ritorno a casa in treno.

Giovanni Montagna

 

Daniela Schicchi

Marco Pastonesi

Paola Gianotti

Alberta Schiatti

Paolo Tagliacarne

Paolo Della Sala

Anna Salaris

Francesca T

X

SOSTIENI IL PROGETTO LE STRADE ZITTE

L’obiettivo è tutelare e valorizzare il paesaggio italiano. Se condividi la nostra visione, se scarichi le tracce dei percorsi proposti, se vuoi che Turbolento continui a creare nuove Strade Zitte per far conoscere l’Italia meno conosciuta, sostieni il nostro progetto con la tua donazione.

Dona ora
Share This